Più veloce dei ricordi by Jeremy Jackson

Più veloce dei ricordi by Jeremy Jackson

autore:Jeremy Jackson [Jackson, Jeremy]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: 9788809850668
editore: Giunti
pubblicato: 2017-04-20T16:00:00+00:00


17

Eppure i miei piedi erano pesanti. Macigni. Le ossa mi dolevano come se avessero trattenuto il ghiaccio dell’inverno. Divenni eccessivamente consapevole di quel fuggevole istante, a metà falcata, in cui nessuno dei due piedi toccava la pista, in cui ero a tutti gli effetti sospeso da terra. Ne divenni consapevole perché ora sembrava brevissimo, nefasto, crudele. Era il momento prima dell’impatto, della caduta. Era un falso volo. Era una follia l’idea di sfidare la gravità, di sfidare l’inevitabile.

Agli incontri di atletica me ne stavo seduto da solo, mordicchiandomi le pellicine delle unghie. I muscoli intorno agli occhi si contraevano dolorosamente. E per la prima volta ero preda regolare della tremenda maledizione nota come la «sciolta del corridore».

Una fredda sera dopo una gara, Gregory mi venne incontro offrendomi un grosso telo di spugna. Incrociai il suo sguardo gentile e decisi di parlargli delle mie gambe pesanti come il ferro, della forza da martello pneumatico dei miei passi, del verme che mi divorava le budella, delle schegge di acciaio che mi impalavano gli occhi. Gli avrei detto tutto. Gli avrei detto che la mia velocità era causata dalla paura. Che la paura si era impossessata del mio corpo.

Lui mi strinse il telo attorno alle spalle e formulò la domanda che mi rivolgeva sempre dopo una vittoria: «L’hai fatto per te? Hai vinto questa gara per te, Kevin?».

Perché la cosa strana era questa: continuavo a vincere. Al primo incontro all’aperto dell’anno avevo stabilito il nuovo record statale dei 1600 metri. Ero il punto di riferimento della nuova staffetta 4x800 composta da Bobolink Crustacean, Young Stan ed Ezekiel Bly, squadra che nel mese di marzo non vinse mai con meno di quindici secondi di distacco e che a metà aprile era già vicina a uno dei più vecchi record dello Stato. In pista sembravo più leggero che mai. In un breve articolo sulla vittoria di squadra all’importantissimo Grace Invitational di inizio stagione, Andanda aveva scritto: «Se allenarsi di più sulla velocità, trasferirsi alla Zame Smith e assolvere ai doveri di mascotte cittadina hanno avuto qualche conseguenza sulle prestazioni agonistiche di Kevin, è stato affinarle, insegnandogli a concentrarsi meglio e rendendo la sua corsa ancora più armoniosa. Le sue gambe pompano come quelle di uno scattista; non inclina più il mento leggermente a sinistra durante la gara; scivola sul terreno come un disco sul ghiaccio. Come ha detto la settimana scorsa un talent scout universitario vedendo Kevin accelerare sul rush finale degli 800 metri: “Me la sposerei, quella falcata”».

E così, invece di confidare le mie sofferenze a Gregory o anche solo suggerirgli la loro esistenza, indicai il mio tempo sul tabellone digitale e risposi: «Ecco una prova di benessere».

Non potevo certo lamentarmi, quando le mie prestazioni continuavano a migliorare.

Quell’inverno avevo corso sotto tormente di neve e con temperature pomeridiane sempre inferiori ai meno quindici. In primavera corsi sotto temporali e grandinate e con un caldo che superava i trentadue gradi. Vincevo gare, battevo record, mi addentravo in un territorio che prometteva più velocità, ma dalla



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